Gli italiani credono nell’immortalità o sono troppo scaramantici? Il flop delle assicurazioni vita

Non siamo immortali, purtroppo, da un giorno all’altro e senza preavviso, si può perdere tutto. L’evento morte è un fatto a cui gli italiani pensano poco. Basti pensare che, aldilà dei sinistri auto coperti da polizze obbligatorie, nel 2014 in Italia sono stati pagati premi assicurativi corrispondenti allo 0,9% del Pil, molto meno della metà di Francia e Germania. E’ come se gli italiani prendessero seriamente in considerazione una polizza solo quando questa viene imposta, come nel caso di Rc auto o di assicurazione incendio su una casa sulla quale viene iscritta ipoteca a garanzia di un mutuo.

Eppure basterebbe porsi una semplice domanda per comprendere l’importanza di una polizza vita: se dovessi morire all’improvviso la tua famiglia sarebbe nella condizione di poter mantenere lo stesso tenore di vita? Fatti i dovuti scongiuri (perché si ammettiamolo: siamo un popolo scaramantico!) molti si troveranno a dover rispondere no a questa domanda: basti considerare che se un padre di famiglia con 15 anni di versamenti alle spalle e uno stipendio medio di 2 mila euro lorde dovesse morire, la pensione di reversibilità riconosciuta alla moglie vedova sarebbe, ad oggi, di circa 400 euro.

Polizza vita e polizza mista: non sono la stessa cosa

Molto spesso nell’immaginario collettivo si tende ad assimilare questi due prodotti che invece, negli effetti, non sono affatto equiparabili. Il premio riconosciuto da una polizza mista in caso di evento morte infatti è molto basso. La Tcm (“temporanea causa morte”) al contrario prevede peraltro di portare in detrazione al 19% le spese sostenute fino ad un massimo di 530 euro. La scelta del capitale da assicurare varia in base alle esigenze personali: chi ad esempio è intestatario di un mutuo o un prestito, normalmente troverà vantaggioso optare per un capitale decrescente man mano che si saldano le rate del debito pendente.

Di fronte ad un welfare innegabilmente assente o carente, pensare non solo al proprio futuro attraverso pensioni integrative, ma anche a quello dei propri cari e delle generazioni future, diventa quasi un obbligo. Pensare di avere un budget per l’assicurazione Rc Auto per assicurare i danni a terzi e non avere un budget per tutelare i propri cari è un reato. Ma soprattutto, facendo un esempio numerico, per una copertura di 100.000€ con una durata di 10 anni per un trentenne, il costo annuo è inferiore a 100€ l’anno. Vale la pena rischiare?

 

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Maurizio Carelli

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