I diamanti sono comunemente definiti beni rifugio per eccellenza, ma è davvero così? Analizziamo più da vicino.
Si tratta di pietre pure di altissimo valore: un grammo in media vale circa 50 mila euro, mentre la stessa quantità di oro si può acquistare oggi a circa 40 euro. Sulla base di questa premessa, capita spesso che le banche consiglino di comprare diamanti a chi vuole investire i propri risparmi in modo sicuro. È facile quindi farsi ammaliare dal bagliore di queste gemme, ma cosa c’è di sicuro dietro a questo scintillio? Scopriamolo facendo riferimento, anche in questo caso, a un interessante servizio della trasmissione tv Report.
Secondo il reportage, società private vendono diamanti attraverso il circuito bancario, cioè utilizzando le banche come intermediari. Mettendo a confronto i prezzi di listino di queste società con le quotazioni del Rapaport, listino internazionale dei diamanti riconosciuto a livello mondiale, emerge che, a parità di carato, brillantezza e purezza, le banche che propongono diamanti come investimento lo fanno a prezzi anche più che triplicati. In pratica, la banca vende al cliente un diamante da mezzo carato al prezzo di 7.000€ circa quando il valore di mercato della stessa pietra è inferiore a 2.000€, come dichiara il gioielliere intervistato da Report.
Dietro a questa marcata differenza di prezzo si nascondono le commissioni pagate all’istituto bancario.
Come funziona questo meccanismo? Scopriamolo.
Il prezzo del diamante sale sempre?
Secondo il servizio, per convincere il cliente che l’investimento in diamanti è una soluzione redditizia, viene presentato un grafico che mostra una linea del prezzo del diamante in costante e stabile crescita. Non esiste nessun tipo di attività finanziaria che gode di una crescita continua e costante, e il prezzo del diamante non fa eccezione, registrando nella realtà oscillazioni come ogni tipo di altro asset. Allora come è possibile che le banche presentino questo tipo di grafici? La verità è che le società private di diamanti prese in questione da Report non si basano sul listino dei prezzi internazionale, ma su quotazioni che vengono autonomamente pubblicate. Questo vuol dire che sono le società stesse a decidere da sole i prezzi dei loro diamanti ed è per questo motivo che il grafico è sempre in crescita. In più, tali società non hanno nessun obbligo di riacquistare le pietre a meno che non trovino un altro investitore acquirente, siamo quindi di fronte a un mercato illiquido, cioè non regolamentato e senza prezzi ufficiali (si tratta dello stesso principio delle azioni illiquide di Banca Popolare di Vicenza o Veneto Banca, ad esempio).
Chi controlla queste operazioni? Qualsiasi tipo di attività di investimento deve essere vigilato dalla Consob, ma non i diamanti. È stato stabilito che l’acquisto di queste gemme non rientra tra gli strumenti finanziari, ciò significa che la vendita in banca di diamanti non è sottoposta alle normali regole vigenti in materia di investimento. Il tutto si traduce in totale mancanza di controllo… e di sicurezza per l’investitore.
Fonte e video disponibili qui: inchiesta Report sull’investimento nei diamanti