La voce pensioni sul bilancio dello Stato ha assunto nel tempo un’importanza sempre più rilevante. Nel 2017 la spesa per le pensioni si è spinta a 286 miliardi di euro, pari al 16,4% del Pil. Non è difficile pensare che questa voce possa ogni anno incrementarsi, considerando che il numero di persone in prossimità di pensionamento è in continuo aumento e sempre maggiori sono le possibilità date ai lavoratori di richiedere l’assegno pensionistico in modo anticipato (vedi “quota 100”). Questo dovrebbe fare pensare molto i più giovani, ma non solo, su quale sarà il destino della vecchia pensione pubblica che col tempo diventa sempre più risicata.
La pensione complementare
Il dato più preoccupante è la percentuale di popolazione che si è dotata di una pensione integrativa: solo il 27% risulta infatti iscritto ad una forma pensionistica privata, un numero ancora troppo basso che evidenzia una non percezione del problema. Oltre a questo tasso di partecipazione, un ulteriore problema è rappresentato dalle somme inserite in questo strumento: come riporta il Plus24 del 26 gennaio 2019, si è calcolato che se oggi un trentenne volesse andare in pensione a 64 anni con “quota 100” e volesse una pensione integrativa di 1.000 euro, dovrebbe mettere da parte circa 400.000 euro. Questo vorrebbe dire risparmiare circa 6.000€ all’anno, cioè 500 euro al mese, ipotizzando un rendimento annuo del 4%. Qualora il rendimento scendesse ad un valore prossimo al 2%, la somma da accantonare salirebbe a circa 9.000€ all’anno e quindi 750€ mese. In aggiunta, ad aggravare la possibilità di accantonamento per i cosiddetti millenials, ovvero coloro che sono nati tra i primi anni ottanta e la fine degli anni novanta, ci pensa anche la difficoltà di ingresso nel mondo del lavoro. Questo infatti comporta un’uscita di casa posticipata in media a 32 anni (rispetto ai 27 della media dell’Unione Europea), che impatta in un ritardo nella costituzione di nuovi nuclei familiari, nuovi lavoratori e nuove nascite. A conclusione del quadro, si aggiunge una popolazione stimata di 5,7 milioni di lavoratori precari che difficilmente avranno la possibilità di accantonare, e oltre 3 milioni di lavoratori in nero che non versando i contributi difficilmente sentiranno parlare di pensione pubblica.
Come fare crescere la pensione
Per far fronte al quesito di come far crescere la propria pensione, bisogna porsi il problema di come investirla. Tanto più si è giovani e tanto più bisogna dare spazio al comparto azionario il più possibile diversificato, puntare su una gestione globale piuttosto che concentrarsi su una parte specifica del mondo (ad esempio Italia, Europa, America ecc…) e successivamente trasformare le proprie riserve pensionistiche in gestioni più prudenti man mano che ci si avvicina al momento del pensionamento. A 5 anni dal traguardo, il consiglio è di andare alla ricerca di una gestione garantita che possa salvaguardare tutta la riserva accantonata fino a quel momento, in attesa di riscattarla una volta tagliato il nastro.