Trump e la reazione dei mercati, tra calma e previsioni apocalittiche

Quali sono state le reazioni dei mercati alla vittoria di Donald Trump? In fase di sondaggi pre-elettorali gli scenari ipotizzati dagli analisti erano in alcuni casi al limite dell’apocalittico. Eppure, a distanza di una settimana, alcuni titoli sembrano aver retto meglio del previsto: di seguito una panoramica sulla situazione.

Il primo impatto della vittoria di Trump sull’economia interna

Tra i punti di forza del programma elettorale di Donald Trump figurano l’abbassamento delle tasse e l’investimento in infrastrutture pubbliche, aspetti che fanno preventivare una crescita economica interna.

I settori che più di altri dovrebbero beneficiare delle politiche economiche di Trump sono quello finanziario, industriale ed energetico che hanno fino ad ora dimostrato un forte apprezzamento registrando diversi rialzi (dal 9 al 15 novembre 2016 si è registrata una crescita di +6,56% per il settore finanziario, +3,12% per quello industriale e +1,69% per quello energetico – fonte: Bloomberg).

La vittoria di Trump vista dai Paesi emergenti

Ad oggi, possiamo confermare una reazione piuttosto pacata dei mercati tra i quali risultano però più penalizzati quelli dei Paesi emergenti i cui titoli registrano una discesa a causa delle forti vendite. Una reazione che può essere letta come una conseguenza emotiva degli investitori senza grossi effetti nel lungo termine. Le politiche protezionistiche annunciate dal nuovo presidente potrebbero comunque avere effetti penalizzanti sul debito di questi Paesi.

Il Pesos messicano ha subito una svalutazione immediata dopo il 4 novembre in seguito alla minaccia di rivisitazione o cancellazione dell’accordo Nafta e alle regole molto rigide sull’immigrazione, ma la reazione dei mercati resta cauta. Nei confronti della Cina, invece, la posizione di Trump resta ambigua: alle prime minacce di dazi ha fatto seguito una telefonata dai toni più distesi con il presidente cinese, tanto che le successive dichiarazioni sono apparse meno estreme e più aperte alla possibilità di un’intesa.

La vittoria Trump vista dall’Europa

L’impressione generale è che in molti Paesi europei i partiti populisti stiano guadagnando consenso, il momento della verità arriverà con diversi “appuntamenti” cruciali:

Questi imminenti momenti di confronto sono il motivo che, attualmente, spinge i mercati europei a guardare con più attenzione i fattori interni rispetto all’elezione di Trump. Detto questo, è innegabile che un freno globale impatterebbe anche sulla ripresa europea.

La vittoria di Trump e gli effetti internazionali

Le previsioni potranno essere confermate o smentite solo a partire da gennaio, quando il presidente Trump si insedierà ufficialmente e sarà sempre da quel momento in poi che si potranno misurare le reali reazioni dei mercati internazionali.

Al momento, ad esempio, al contrario di quanto previsto dalle grandi banche d’investimento, dopo la vittoria di Trump si è verificato un significativo arretramento delle quotazioni di quasi tutte le principali materie prime con una evidente correzione, cioè discesa, di quella dell’oro che le banche d’affari davano a 1.400 $ nel caso di vittoria di Trump e ad oggi con una quotazione inferiore ai 1.200$.

Per avere un quadro della situazione chiaro resta quindi da capire se Trump insisterà sulle misure protezionistiche e sulla politica inflattiva statunitense.

 

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